Sì, è proprio così: i social media possono migliorare il posizionamento sui motori di ricerca.
Non è sempre stato così, ma da qualche mese a questa parte appare sempre più evidente che un’intensa attività sui social media migliora i risultati su Google. Queste sono le ultime notizie che arrivano dai guru della SEO, in particolare MOZ e il sito di Neil Patel, Quick Sprout. E proprio Neil Patel, in un blog post di due settimane fa, ha confermato quello che in molti già sospettavano: gli ultimi aggiornamenti di Google tendono a dare molto peso all’attività sui social media per posizionare un sito. Certo, il contenuto e i backlinks rimangono un fattore importante. Ma negli uffici di Google si sono accorti che molti, negli anni, hanno abusato dei trucchetti della SEO per promuovere siti di bassa qualità e il cui contenuto non era utile agli utenti.
Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire come ragionano in Google e in realtà non lo capiremo mai fino in fondo. Ma una delle cose sicure è che vogliono evitare la diffusione a macchia d’olio di siti scadenti, con contenuto di bassa qualità, che possono essere ingannevoli per gli utenti o addirittura al limite della legalità. Il problema della SEO è che in passato ha permesso anche a questi tipi di siti di raggiungere le prime pagine semplicemente perché qualche webmaster che gestiva i siti ha capito come raggirare il sistema: backlinks e parole chiave mirate. Usare i backlink come criterio per giudicare il valore di un sito è molto ragionevole: se molti siti linkano al mio sito significa che il mio sito offre contenuto utile e di qualità.
Pensa a quante persone linkano a Wikipedia: questo dà autorevolezza al sito ed è per questo che è sempre uno dei primi risultati che appare in Google. Molti siti però hanno abusato di questo meccanismo e sono riusciti a posizionarsi tra i primi risultati pur essendo spesso legati ad attività poco chiare: scommesse online, prodotti dimagranti dalle formule miracolose, integratori, siti di incontri online eccetera eccetera. Sono siti che ovviamente possono fruttare parecchio, ma fanno soldi ingannando gli utenti e portandoli a comprare prodotti dannosi o pagando iscrizioni costose per servizi inesistenti.
Non tutti i siti che hanno utilizzato la SEO appartenevano a questa categoria ovviamente, molti sono siti che forniscono contenuto di qualità. Tuttavia c’era anche molta spazzatura informatica. Ecco allora che Google ha iniziato a misurare il valore di un sito in altro modo: non più solo in base al numero di parole chiave e backlinks, ma in base al feedback degli utenti stessi. E come si fa a misurare il feedback degli utenti? Guardando quanto interagiscono con il sito stesso: in base al numero di commenti sul sito e a quante volte il contenuto del sito viene condiviso sui social. La condivisione è diventata una specie di termometro: più il contenuto è interessante e più gli utenti vorranno condividerlo con i loro amici e followers, e più il sito acquisisce valore agli occhi di Google. Ecco quindi che collegare i profili social al nostro sito o blog e condividere il contenuto su Twitter, Facebook e compagnia ci permette di esporlo ai giudici più severi: gli utenti stessi. Saranno gli utenti stessi a decidere se quello che scriviamo merita essere condiviso o no. Quindi i siti che promuovono cose poco interessanti o addirittura ingannevoli o dannose verranno penalizzati, anche se sono “ottimizzati” secondo le vecchie regole della SEO.
Trovo questa tendenza estremamente interessante ed estremamente democratica: è davvero il pubblico ora ad avere il potere. Pensiamo allo strumento meno democratico in assoluto per esempio. Cosa pensi che sia? Esatto, la TV. La TV obbliga tutti a sorbirsi il contenuto che qualcun’altro ha deciso. L’unica libertà di scelta che l’utente ha è quella di spegnere o cambiare canale. Con internet e soprattutto con questi ultimi cambiamenti messi in atto da Google per decidere come posizionare i siti, si crea un vero e proprio “controllo sociale”: se il pubblico ritiene un articolo interessante e lo ritwitta, lo condivide su Facebook e lo commenta, Google ne prende nota e lo spinge in alto nei loro risultati. Fantastico no?
Beh, fantastico per chi ha capito l’importanza dei social media e si sente a suo agio nell’usarli. Conosco personalmente molti freelancers e piccoli imprenditori che odiano i social: erano abituati alle vecchie regole di internet, quelle di 6 o 7 anni fa, dove appunto bastava scrivere commenti all’impazzata su qualunque sito, inserire un link al proprio sito nel commento stesso, e venire premiati per tutti questi backlinks. Purtroppo chi si era abituato a queste tattiche dovrà arrendersi e iniziare a integrarle con un uso costante dei social media.
Tra questi, come dice Neil Patel nell’articolo che citavo all’inizio, Google+ spicca. Non perchè sia il più divertente o il più popolare. Anzi, al contrario, è noioso e nessuno ha veramente voglia di usarlo. Ma il suo padrone possiede, guarda caso, anche il più importante motore di ricerca al mondo. Nell’infographic che trovi di seguito viene mostrato come Google Plus possa migliorare il posizionamento del 14%. Quindi, se non hai molto tempo da spendere su tutti i social dedicati a Google Plus. Perchè a noi potrà anche non piacere ma, come si dice, ogni scarrafone è bello a mamma sua….
Come pensi che i social media influenzeranno il posizionamento dei siti nei prossimi mesi?
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